Napoli-Fiorentina Una retromarcia davvero inaspettata, questo potrebbe essere il titolo di qualsiasi film, ma soprattutto della gara del Napoli al Maradona. Una vera e propria lezione sui dettami tattici quella di Vincenzo Italiano questa sera, una gara in cui il mister francese oltre ad ingoiare il boccone amaro deve anche prendere carta e penna del suo quadernino. La squadra ospite ha comandato le operazioni, ma soprattutto il ritmo con l’intensità subordinata dei viola. Spada continua i mezzo al campo dove tutto era sotto scacco di Arthur e Bonaventura. I due hanno davvero messo in grande apprensione la difesa azzurra con i loro continui scambi. Imbucate fatali per gli azzurri, ma non forzatamente per vie centrali visto che due delle tre reti toscane arrivano da assist sulle fasce. Azzurri in perenne apnea in ogni possesso viola, una gestione della palla perfetta quella della squadra di Italiano che ha davvero ricordato quella del Napoli di Sarri. Avere la palla, significa avere il gioco in mano, ecco queste regole non scritte del calcio diventano leggi contro il Napoli di Garcia.
Napoli, che lezione dalla Fiorentina di Italiano
Una delle poche note positive della serata, finite nella nebbia per via del risultato deludente (1-3) è sicuramente il rigore segnato da Victor Osimhen che spegne critiche e malesseri almeno su di lui. I problemi del Napoli insorgono soprattuto quando si deve dare la sterzata per dimostrare si essere ancora in pista nonostante le difficoltà. La più grande paura della piazza azzurra è quella di condannarsi ad una stagione seduti su una grande altalena in movimento. Prima alta quota e poi baratro, due estremi che quando si associano non trovano soluzione, ma creano altri grandi problemi. “Siamo solo ad ottobre”, una frase che lascia il tempo che trova il suo tempo per chi crede ancora che il problema non ci sia, ma il quest’ultimo esiste e va risolto prima che sia troppo tardi.
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